Poulides ha poi sottolineato che “viviamo in tempi sempre più complessi dove l’umanità appare fragile, disorientata ed alla ricerca di un approdo sicuro. Il futuro appare incerto e l’ottimismo di un tempo è tramontato”.
In questo mondo in crisi, “ci viene in soccorso l’esperienza millenaria della Chiesa, /tesoro inestimabile cui attingere”.
L’ambasciatore di Cipro ha anche ribadito “la determinazione del Corpo Diplomatico presso la Santa Sede, che ho l’onore di rappresentare, ad intraprendere con Lei un cammino di Pace, di costruzione di ponti per alleviare le sofferenze del mondo, per fronteggiare le sfide della modernità, per ridurre le conseguenze sempre più devastanti dei cambiamenti climatici, per combattere le diseguaglianze tra persone e popoli che si allargano come ferite aperte, per aiutare gli ultimi, gli indifesi, i dimenticati”.
FOCUS MULTILATERALE
La Santa Sede a Ginevra, il messaggio per il Papa
L’arcivescovo Ettore Balestrero, Osservatore Permanente della Santa Sede presso le Nazioni Unite e altre organizzazioni internazionali con sede a Ginevra, ha inviato un messaggio augurale per l’elezione di Leone XIV, prendendo le mosse dalle prime parole del pontefice: “La Pace sia con voi”.
È “un saluto – afferma - che ci riporta alla pace disarmata e disarmante che emana solo da Dio, una pace che il Papa stesso ha definito umile e perseverante. Questo è un momento non solo di rinnovamento – si legge nel messaggio – ma anche di continuità e gratitudine, mentre ricordiamo con affetto e profondo rispetto la figura e il magistero di Papa Francesco, la cui voce ‘flebile e coraggiosa’, come ha ricordato Leone XIV, resta incisa nei nostri cuori”.
L’arcivescovo Balestrero ha notato che Leone XIV “ha già posto le linee del suo pontificato esortandoci a costruire ponti, senza temere di recarci nelle periferie.”
L’Osservatore ha aggiunto che a Ginevra, “dove la Santa Sede collabora con la comunità internazionale nella sua azione per la dignità umana, il disarmo, la sanità, l’aiuto umanitario e i diritti umani ci sentiamo particolarmente incoraggiati dall’affermazione del Papa che Dio ci ama tutti e che il male non prevarrà”. Un incoraggiamento, conclude il prelato, che non può che rinnovare “il nostro impegno al servizio della pace, del dialogo e del bene comune.” Un’opera che l’osservatore permanente dedica e affida “a Maria, Regina della Pace”.
La Santa Sede a New York, sull’eliminazione del lavoro minorile
Il 13 maggio, l’arcivescovo Gabriele Caccia, Osservatore Permanente della Santa Sede alle Nazioni Unite a New York, ha tenuto un intervento al dialogo informale interattivo su “Infanzia con dignità. Eliminare il lavoro minorile in tutte le sue forme, incluso il reclutamento forzato e l’uso di bambini nei conflitti armati”.
Guardando a Leone XIII, l’arcivescovo Caccia ha messo in luce come ci sia un obbligo morale e legale nel proteggere i bambini dal lavoro, che danneggia la loro crescita fisica e intellettuale, e ha dato voce a una profonda preoccupazione riguardo il continuo sfruttamento di almeno un bambino su dieci a livello globale e l’attuale reclutamento di bambini in conflitti armati, chiedendo il loro rilascio incondizionato.
La Santa Sede ha chiesto anche che la comunità internazionale dia ai bambini educazione di qualità, salute, e protezione inclusiva, assicurando il loro sviluppo integrale, e ha chiesto alla comunità internazionale di costruire un futuro radicato nella giustizia, la solidarietà e la pace, dove la dignità di ogni bambino è pienamente protetta.
La Santa Sede a Ginevra, il gruppo di lavoro sul diritto allo Sviluppo
C’è, presso l’UNCTAD a Ginevra, un gruppo di lavoro sul Diritto allo Sviluppo. Lo scorso 12 maggio, si è tenuto un dialogo su “Crisi del debito e diritto allo sviluppo”, che ha visto anche un intervento della Santa Sede.
L’arcivescovo Ettore Balestrero, osservatore della Santa Sede presso le Organizzazioni Internazionali a Ginevra, ha notato che il dibattito ha luogo “in un momento storico significativo”, sia perché in vista della Quarta Conferenza per il Finanziamento per lo Sviluppo e della 16esima Ministeriale dell’UNCTAD, ma anche perché coincide con “l’anno giubilare che viene attualmente celebrato dalla Chiesa cattolica”.
Nel tempo giubilare – tempo di “giustizia, misericordia e rinnovamento” – si può guardare al debito con una lente morale differente, rendendosi conto – dice la Santa Sede – che “il debito non è solo una questione finanziaria”, ma ha “profonde implicazioni morali”, perché il futuro di miliardi di persone è “legato in pesi debitori che non possono creare né ripagare”.
L’arcivescovo Balestrero ricorda che la bolla di indizione del Giubileo chiede “la cancellazione del debito come un tema di giustizia e solidarietà”, e come parte da sempre della tradizione giubilare.
Il nunzio ricorda l’evento di alto livello sulla giustizia del debito organizzato dalla Missione della Santa Sede insieme all’UCNTAD qualche mese fa, e nota “con piacere” che la conversazione sul tema stia andando avanti, mettendo in luce che comunque “la crisi del debito non può essere separata dalla crisi dello sviluppo”.
Qualche cifra: il debito estero delle nazioni in via di sviluppo è quadruplicato in due decenni, e ha raggiunto la cifra record di 11,4 trilioni di dollari nel 2023, quasi il 99 per cento dei guadagni da esportazione.
Ma le nazioni a basso reddito, nota l’arcivescovo Balestrero, stanno ora spendendo “tre volte di più sui servizi di debito estero” di quanto facessero dieci anni fa, mentre le nazioni in via di sviluppo media spendono il 16 per cento dei guadagni sull’export in servizio del debito, tre volte di più del limite del 5 per cento stabilito dall’Accordo di Londra per il recupero della Germania post guerra. Inoltre, 3,3 miliardi di persone vivono in nazioni che spendono di più in interessi del debit oche su salute o educazione.
La Santa Sede nota che “quando i servizi essenziali sono sacrificati per ripagare debiti, le persone pagano un prezzo, lo sviluppo è messo in crisi e la giustizia e negata”. La composizione dei creditori è tuttavia cambiata dall’iniziativa delle Nazioni Povere Pesantemente Indebitate, e questa situazione chiede di riconoscere che “la crisi debitoria non è una questione isolata, ma un simbolo di una rottura ancora più profonda negli impegni globali alla giustizia e alla solidarietà”.
La crisi debitoria – nota l’arcivescovo Balestrero – ci ricorda che “la crisi del debito simboleggia una più ampia crisi della cooperazione globale e della giustizia”.
La Santa Sede mette in luce quattro principi: il primato della dignità umana e del bene comune; la responsabilità etica nel prestare e prendere in prestito; il rispetto per la giustizia; la oslidarietà globale.
La Santa Sede sa che “ristrutturare sarà necessario per le nazioni che affrontano insostenibili pesi debitori”, nota progressi in casi di ristrutturazione del debito ma lamenta che “il progresso è stato lento e le misure di austerità imposte nel corso della ristrutturazone del debito hanno ferito persone in situazioni vulnerabili in maniera sproporzionata.
La Santa Sede non dà soluzioni tecniche, ma chiede a tutti – esperti e Stati – di “impegnarsi in un dialogo urgente, inclusivo ed etico” per capire il da farsi, perché “il solo profitto non può essere la misura del successo”, mentre il criterio reale deve essere “la dignità della persona umana e il bene comune”.
FOCUS TERRASANTA
Il patriarca di Gerusalemme riflette sul Conclave
“La Chiesa non può rimanere in silenzio in un mondo che affronta più di 50 conflitti”. Il Cardinale Pierbattista Pizzaballa, patriarca latino di Gerusalemme, lo ha detto di ritorno nella Città Santa dopo aver trascorso un mese a Roma, dal funerale di Papa Francesco all’elezione di Leone XIV. Pizzaballa ha tenuto una conferenza stampa di ritorno in Terrasanta.
“I cardinali – ha detto – vengono da tutto il mondo. C’erano cardinali dal Sud Sudan, dove la situazione non è differente. Tutti hanno portato le loro preoccupazioni, e la guerra e la ricerca della pace è stata centrale. Non puoi parlare di teologia senza menzionare la vita. La vita della Chiesa non è separata dalla vita del mondo. È molto presente”.
Pizzaballa ha spiegato che la Chiesa non si coinvolgerà in “discussioni politiche”, eppure “non può rimanere in silenzio” e ha bisogno di “parlare e sostenere la pace”. In particolare, Pizzaballa ha definito “inconcepibile la situazione a Gaza”, chiedendo “a tutti i popoli di risolvere questo conflitto in modo differente”, perché “affamare non è risolvere la situazione, la rende solo peggiore. Non è un modo di risolvere il conflitto, sta solo creando odio”.
Parlando dei cristiani in Siria, il patriarca ha notato che “la vita per i cristiani del Medio Oriente non è mai stata semplice”, anche perché “da anni stanno affrontando un sacco di problemi” in Siria ed Iraq. La Chiesa, tuttavia, fornisce molto supporto umanitario.
Il cardinale Pizzaballa ha anche sostenuto che il dialogo interreligioso è importante, e ha messo in luce il messaggio che Leone XIV ha inviato lo scorso 8 maggio al rabbino Noam Marans, direttore degli affari interreligiosi dell’America Jewish Committe. Nel messaggio, il Papa riaffermava il suo impegno alle relazioni cattoliche – ebraiche nello spirito della dichiarazione conciliare Nostra Aetate, di cui si celebrerà presto il 60esimo anniversario.
Il cardinale ha poi notato che il presidente di Israele Isaac Herzog rappresenterà Israele alla messa di inizio pontificato di Leone XIV, mostrando un desiderio di migliorare le relazioni, considerando che al funerale di Papa Francesco c’era solo l’ambasciatore di Israele.
FOCUS ASIA
Pakistan – India, i cattolici incoraggiano alla pacificazione
Nel suo primo Regina Coeli, Leone XIV ha espresso soddisfazione per il cessate il fuoco raggiunto da India e Pakistan dopo le schermaglie belliche e gli scontri a fuoco che hanno fatto seguito all’attacco terroristico avvenuto in Kashmir il 22 aprile. Tuttavia, la situazione di conflitto permane.
Le comunità cattoliche si sono così mobilitate per invocare la pace, anche prendendo spunto dall’appello lanciato dal Collegio cardinalizio nelle congregazioni generale pre-Conclave, il 6 maggio.
In India una trentina di vescovi che in questi giorni hanno preso parte alla riunione della Commissione esecutiva della Conferenza dei vescovi di rito latino (Ccbi) hanno voluto rivolgere un pensiero al grave scenario di crescente tensione. Parlando all’agenzia del dicastero per l’Evangelizzazione Fides, Theodore Mascarenhas, vescovo della diocesi di Daltonganj, nello stato indiano di Jharkhand, ha chiarito che il suo appello è “sempre un appello per la pace” e che “chiede una de-escalation, perché la guerra è sempre una sconfitta e non serve a nessuno”.
Dal Pakistan, padre Qaisar Feroz, francescano cappuccino di Lahore, segretario esecutivo della Commissione per le comunicazioni sociali della Conferenza episcopale del Pakistan ha notato: “Siamo preoccupati perché i leader di entrambi i Paesi sembrano istigare alla violenza. Per questo oggi diciamo con forza: servono parole di pace, occorre intavolare colloqui, usando la ragione e pensando al bene dei rispettivi popoli”.
Feroz ha detto a Fides che in Pakistan sono nate “iniziative e incontri interreligiosi per invitare i responsabili politici alla moderazione e per pregare insieme per il dialogo e per la pace. I francescani e i domenicani, accanto a credenti delle altre confessioni cristiane, partecipano a questi forum, che stanno lanciando appelli alla politica, dicendo: per favore, incoraggiamo il dialogo e la pacificazione”.
Dieci giorni dopo l'elezione del cardinale Prevost come 267esimo successore di Pietro, Cina e Taiwan figurano tra i grandi progetti che attendono il nuovo papa Leone XIV.
Molti cattolici cinesi sono in attesa di vedere come reagirà il Vaticano dopo che l'Associazione patriottica cattolica cinese (APCC), l'organismo cattolico ufficiale controllato dallo Stato, ha eletto padre Wu Jianlin, vicario generale della diocesi di Shanghai, come nuovo vescovo ausiliare il 28 aprile, una settimana dopo la morte di Papa Francesco, avvenuta il 21 aprile. E il giorno seguente, come riportato da Ucanews ,padre Li Jianlin è stato eletto nuovo vescovo della diocesi dello Xinjiang.
Molti media cattolici hanno interpretato questo come un "gesto simbolico" volto ad affermare l'autonomia della Chiesa cinese dal Vaticano, pochi giorni prima del conclave che avrebbe dovuto eleggere il nuovo papa. Secondo l'accordo provvisorio Cina-Vaticano (firmato nel 2018 e rinnovato per la terza volta nell'ottobre 2024 per quattro anni), le due parti dovrebbero nominare congiuntamente i vescovi del Paese. Ma la Santa Sede non poté ratificare l'«elezione» di questi due vescovi, poiché essa avvenne mentre la Sede Apostolica era vacante. Secondo l' agenzia Asianews , la loro elezione dovrebbe servire da banco di prova per il futuro dell'accordo Cina-Vaticano sulle nomine dei vescovi.
Anche il Ministro degli Esteri cinese Lin Jian ha reagito, rispondendo alle domande di un giornalista dell'agenzia di stampa AP: "Ci congratuliamo con il Cardinale Robert Prevost per la sua elezione. Auspichiamo che, sotto la guida del nuovo Papa, il Vaticano continui a mantenere il dialogo con la Cina in uno spirito costruttivo".
Tuttavia, il quotidiano filippino Rappler fa notare che queste reazioni delle autorità cinesi sono ancora una volta limitate al livello diplomatico e che né l'Associazione patriottica né le varie diocesi cinesi hanno pubblicato una reazione ufficiale sui loro siti web o profili WeChat. Ciò suggerirebbe che nessun vescovo cinese dovrebbe presenziare alla messa inaugurale di Leone XIV, domenica 18 maggio, in Piazza San Pietro.
FOCUS SEGRETERIA DI STATO
Il Cardinale Parolin afferma che la Santa Sede è pronta ad offrire spazi per i dialoghi
Guardando ai colloqui di pace ad Istanbul, il Cardinale Pietro Parolin, a margine di un evento sull’Ucraina alla Gregoriana, ha affermato di sperare che “sia un punto di partenza serio per mettere fine alla guerra”, e ha confermato che il meccanismo per il rimpatrio per i minori ucraini è ancora attivo.
Il cardinale Pietro Parolin, segretario di Stato ha risposto alle domande dei giornalisti a margine di un evento alla Gregoriana dal titolo 'Toward a Theology of Hope for and from Ukraine', organizzata sotto il patrocinio della Chiesa greco-cattolica ucraina.
Riguardo Istanbul, ha detto di sperare che “ci siano spiragli di pace”, e che allo stesso tempo sarebbe per ora “prematuro” pensare di un viaggio del Papa a Kyiv in risposta all'invito del presidente Zelensky nella telefonata di lunedì mattina.
La Santa Sede si dice anche disponibile ad offrire uno spazio per la mediazione, e vuole prendere uno spazio che “che cerca di avvicinare le parti più che di creare ulteriori divisioni”.
Anche sul Medio Oriente, il Papa e la Santa Sede proseguiranno sulla stessa linea finora tracciata da Francesco e, cioè, il costante appello a 'far finire il conflitto a Gaza, ottenere la liberazione degli ostaggi' e 'per l'assistenza umanitaria a Gaza'. Su questi punti c'è stato 'un forte richiamo ad un serio intervento' durante le congregazioni generali pre-Conclave, unito alla 'preoccupazione perché il Medio Oriente si sta svuotando dei cristiani'.
Parlando di Leone XIV, Parolin ha detto che “si è presentato in una maniera molto serena. È un uomo di pace che vuole la pace e che costruirà la pace proprio attraverso questi ponti che ha richiamato fin dalle prime parole del suo saluto ai fedeli”.
Il Papa potrebbe fare il primo viaggio a Nicea, dove era già previsto andasse Francesco, perché “è un momento importante per l’ecumenismo Sicuramente era previsto che Papa Francesco andasse. Immagino che Papa Leone si metterà sulla stessa via”.