Nel corso della settimana, si è celebrato il Giubileo della Santa Sede, all’interno del quale è stato incluso il Giubileo dei nunzi apostolici. Gli “ambasciatori del Papa”, provenienti da tutto il mondo, hanno trascorso la settimana a Roma, e hanno anche approfittato dell’occasione per un incontro con i superiori della Segreteria di Stato. Fu Papa Francesco ad inaugurare la riunione dei nunzi apostolici ogni tre anni, e questa riunione, già programmata, si è tenuta durante il Giubileo.
Non c’era l’arcivescovo Paul Richard Gallagher, ministro vaticano per i Rapporti con gli Stati, nei bilaterali che ci sono stati in Segreteria di Stato della Santa Sede prima con il presidente italiano Sergio Mattarella e poi con il presidente del Consiglio Europeo Antonio Costa. Gallagher era a Cuba, per un viaggio di tre giorni che celebra i 90 anni di relazioni diplomatiche tra la Santa Sede e la isla.
Si è parlato a lungo della possibilità che la Santa Sede sia una sede per i dialoghi di pace tra Ucraina e Russia. Leone XIV ha dato la sua disponibilità, e il Cardinale Pietro Parolin ha spiegato che piuttosto si parlerebbe di offrire uno spazio per le trattative, in cui la Santa Sede non sia mediatore, ma piuttosto osservatore.
Ci saranno 140 delegazioni alla Messa di inizio pontificato di Leone XIV il 18 maggio. La delegazione degli Stati Uniti, in prima fila perché nazione da cui proviene il pontefice, sarà guidata dal vicepresidente JD Vance. Il cardinale Prevost aveva criticato Vance per le sue frasi sull’ordo amoris e sulla presunta gerarchia che andrebbe applicata alle scelte, ma in questo momento non ci sarà spazio per le polemiche.
Pace, giustizia e verità. Nel suo primo discorso al corpo diplomatico, Leone XIV delinea la sua dottrina diplomatica in tre parole chiave che rappresentano una sostanziale continuità con la diplomazia pontificia classica, ma che segnano anche il ritorno del tema della “diplomazia della verità” al centro del dibattito. E sarà da vedere come tutto questo si delineerà con il tempo.
Era sicuramente non rituale l’incontro che il Cardinale Pietro Parolin, Segretario di Stato vaticano uscente, ha avuto con il presidente ucraino Volodymir Zelensky nella sala dei Concordati della Segreteria di Stato dopo il funerale di Papa Francesco. Con la morte del Papa, infatti, gli incarichi apicali decadono, incluso quello del Segretario di Stato. Sembrava che il cardinale Parolin dovesse incontrare anche il presidente turco Recep Tayyip Erdoğan, che è stato in Vaticano il 29 aprile. Ma questo era secondo la vecchia agenda. Il presidente turco ha invece incontrato il Cardinale Kevin J. Farrell, Camerlengo, in un incontro privato che è rimasto a porte chiuse e del quale non è stata nemmeno diffusa una foto.
Alla morte del Papa, decadono tutti gli incarichi apicali di Curia. E così non c’è più un Segretario di Stato, e dunque l’attività diplomatica della Santa Sede è ridotta all’ordinaria amministrazione. Certo, le missioni internazionali continuano a distribuire interventi, quando previsto, e il Segretario per i Rapporti con gli Stati continua il suo lavoro, ma non c’è di più del lavoro ordinario.
Papa Francesco sarà presente per il messaggio urbi et orbi di Pasqua, che rappresenterà, come sempre, una sorta di panoramica sulle preoccupazioni della diplomazia della Santa Sede. Molti temi sono prevedibili, altri potrebbero essere vere e proprie sorprese. Per esempio, Papa Francesco non ha mai menzionato il dramma che vive la Nigeria negli appelli dei testi degli Angelus distribuiti da quando lui è stato ricoverato in ospedale. Eppure, in Nigeria i cristiani sono perseguitati, i sacerdoti uccisi, i vescovi rapiti. Chissà che il Papa non ne faccia menzione.
La “scuola degli ambasciatori del Papa” cambia forma, diventa un istituto di formazione universitaria in linea con gli standard del cosiddetto “processo di Bologna”, conferendo i gradi accademici di Secondo e Terzo Ciclo in Scienze Diplomatiche, ovvero l’equivalente del Master Degree e del Dottorato (PhD). Ma, soprattutto, diventa parte integrante della Segreteria di Stato. Con un chirografo pubblicato oggi, Papa Francesco riforma la Pontificia Accademia Ecclesiastica, includendo tra l’altro un piccolo vademecum di ciò che deve essere il nunzio (in ascolto, in dialogo, mite, umile), il quale è prima di tutto – viene ricordato – un sacerdote.
Il 9 aprile, Brian Burch, nominato dal presidente Donald Trump come ambasciatore degli USA presso la Santa Sede, è stato ascoltato al Senato in vista del voto che ne deve confermare o bocciare la nomina. Burch si è trovato a rispondere a domande che riguardano il modo in cui intende rappresentare gli interessi americani di fronte alle proteste vaticane per la chiusura di US Aid, o di come intende portare la posizione USA nei confronti della Cina, con cui la Santa Sede ha un dialogo in corso che però l’amministrazione USA non vede di buon occhio.
L’arcivescovo Paul Richard Gallagher, segretario vaticano per i Rapporti con gli Stati, ha chiamato il 4 aprile il suo omologo della Federazione Russa Sergej Lavrov. La telefonata si inserisce nel lavoro che la Santa Sede sta facendo per il ritorno a casa dei bambini ucraini rimasti dall’altra parte del confine russo durante la guerra, ma anche come una apertura di un canale di comunicazione.
C’era anche l’Ucraina al centro del bilaterale tra Santa Sede e Polonia, che si è tenuto in occasione della visita del presidente Duda. Duda, che vuole ringraziare la Santa Sede della cooperazione ed è a fine mandato, è a Roma anche per il ventesimo anniversario della morte di San Giovanni Paolo II.
Il 20 marzo, il corpo diplomatico accreditato presso la Santa Sede ha organizzato, presso la Chiesa del Gesù, una Messa per la salute di Papa Francesco. La ha celebrata l’arcivescovo Paul Richard Gallagher, Segretario vaticano per i rapporti con gli Stati.
Il cardinale Pietro Parolin, Segretario di Stato vaticano, è stato a visitare Papa Francesco domenica 8 marzo, insieme all’arcivescovo Edgar Pena Parra, sostituto della Segreteria di Stato. Nel periodo di degenza ospedaliera del Papa, la Segreteria di Stato sembra funzionare sempre più come una vera e propria “Segreteria papale”. Il Segretario di Stato porta al Papa i dossier di tutti i dicasteri, e così viene portata avanti l’attività regolare della Chiesa.
Non c’è stato il previsto incontro con Papa Francesco, perché Papa Francesco è ricoverato dal 14 febbraio, in quella che è la più lunga degenza ospedaliera del suo pontificato. Tuttavia, il presidente lituano Gitanas Nausèda ha compiuto lo scorso 3 marzo la programmata visita in Vaticano, e ha avuto un bilaterale con il Cardinale Pietro Parolin, Segretario di Stato, e con l’arcivescovo Paul Richard Gallagher, Segretario vaticano per i Rapporti con gli Stati. Con l’occasione, ha anche presenziato alla cerimonia della benedizione della croce lituana nei Giardini Vaticani.
In tre giorni a Ginevra, l’arcivescovo Paul Richard Gallagher, segretario vaticano per i Rapporti con gli Stati, ha tenuto interventi sulla questione della pace e dei diritti umani e partecipato ad una conferenza sulla cancellazione del debito estero, grande tema del Giubileo di quest’anno.
Quando il Cardinale Parolin andò a Bürgenstock lo scorso giugno per la conferenza di alto livello sulla pace in Ucraina, lamentò l’assenza della Russia dalle trattative. A tre anni dalla guerra, però, si rischia una pace senza l’Ucraina, con gli Stati Uniti e la Russia seduti al tavolo delle trattative, l’Ucraina fuori dai giochi e l’Unione Europea ridotta al ruolo di comprimario. Cosa dirà la Santa Sede?
Settimana diplomatica particolarmente ricca per la Santa Sede, mentre tutti ora sono con il fiato sospeso per il ricovero in ospedale di Papa Francesco per il persistere della bronchite. Ma, fino al ricovero dello scorso 14 febbraio, l’attività è proseguita incessante, nonostante una bronchite persistente sin da dicembre. Basti pensare che Papa Francesco ha incontrato la mattina prima del ricovero il premier slovacco Robert Fico.
C’è un rapporto che rappresenta uno squarcio nel buio di una situazione che spesso viene disconosciuta: la persecuzione dei cristiani in Messico. Questo rapporto è stato al centro degli incontri di Aiuto alla Chiesa che Soffre a Washington, a margine dell’International Religious Freedom Summit (IRF) che si è tenuto il 4 e il 5 febbraio.
Non è una sorpresa che, tra i primi ordini esecutivi del governo Trump, ce ne sia uno che blocchi i sovvenzionamenti dell’agenzia umanitaria statale USAid, per almeno 90 giorni. È il tempo necessario per valutare i finanziamenti, e decidere quali continuare e quali no. Tuttavia, è un provvedimento che blocca anche i finanziamenti a diverse ONG che praticano aiuto umanitario sul territorio, mettendo a rischio anche alcuni interventi salva-vita, tra i quali quelli della ONG cattolica italiana AVSI, che ha messo in luce la questione anche con una lettera inviata al ministro degli Esteri italiano Antonio Tajani.