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L’osservanza dei comandamenti e il dono dello Spirito. VI Domenica di Pasqua

Il commento al Vangelo domenicale di S. E. Mons. Francesco Cavina

Gesù Risorto |  | pd Gesù Risorto | | pd

Nel brano di Vangelo di questa domenica, Gesù ci educa su due temi fondamentali della vita cristiana: l’amore per Lui e il dono dello Spirito Santo. Se vogliamo avere la prova che amiamo veramente il Signore dobbiamo innanzitutto chiederci se siamo obbedienti. Se uno mi ama  - dice Gesù - osserverà la mia parola, ossia i suoi Comandamenti. Con l’osservanza dei comandamenti noi rendiamo visibile la nostra appartenenza al Signore e l’amore e l’amicizia che proviamo nei suoi confronti. Amare Gesù, allora, significa conformare la propria vita alla sua. È una sequela che coinvolge tutto l’essere, una trasformazione che rende visibile, anche agli occhi del mondo, la nostra appartenenza a Lui. Questa fedeltà a Gesù genera  la comunione con il Padre: «Il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui» (Gv 14,23). Senza l’amore di e per Gesù noi potremo anche sapere molte  cose su Dio, ma non lo conosceremo mai davvero.

Il secondo tema che Gesù sviluppa è il dono dello Spirito Santo. Annuncia la sua venuta con una affermazione che lascia interdetti gli apostoli: E’ meglio per voi che io me ne vada (Gv 16.7). In realtà, Gesù se ne va per inaugurare un modo nuovo di restare tra noi. Non più solo accanto, ma in noi. Ed è lo Spirito Santo che rende possibile questa presenza nuova. I discepoli colgono solo l’aspetto della separazione, che suscita in loro un sentimento di tristezza. Come possiamo dar loro torto? Avevano lasciato tutto per seguire Cristo, avevano trovato in Lui una guida, un amico, il senso della loro esistenza. Ora Lui dice che è bene che se ne vada. Gesù, tuttavia, li rassicura e rassicura anche noi con queste parole: «Lo Spirito vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto» (Gv 14,26).

Lo Spirito Santo, la terza Persona della Santissima Trinità, non verrà a sostituirsi a Cristo, ma a rivelarlo in profondità. La missione dello Spirito Santo, quindi, non è quella di fare concorrenza a Cristo  o di aggiungere qualcosa al Suo insegnamento, ma di fare conoscere il mistero della Sua persona. In altre parole, lo Spirito Santo ha la missione di suscitare la fede in Gesù, Figlio di Dio, facendo ricordare quello che Gesù ha detto e fatto. In sintesi, potremmo affermare che  Cristo è colui che ha portato a compimento le promesse di bene fatte da Dio all’umanità, mentre lo Spirito Santo è Colui che ha il compito di aiutarci ad interiorizzare il messaggio di salvezza Cristo, di farlo penetrare nel nostro cuore. Egli, infatti, è voce che parla al cuore (Gv. 16.13; Rm. 8.26; Gal. 4.6) e ci dice che tutto quello che Gesù ha detto, quando era in mezzo agli uomini, non è arida dottrina, ma legge di vita. Ci insegna che il Vangelo non è solo né principalmente un testo di studio, ma è codice esistenziale, legge e segnaletica per una vita nuova.

Per questo la venuta dello Spirito Santo è davvero un vantaggio: ci permette di vedere Gesù con occhi nuovi, gli occhi dello Spirito Santo. Dice S.Ambrogio: “Non gli occhi del corpo, ma con quelli dello Spirito si vede Gesù”. Attraverso lo Spirito Gesù tornerà in ogni discepolo che lo ama, e tornerà non più da solo, ma con il Padre suo e così tutte e tre le Persone della Santissima Trinità prenderanno la loro dimora nel cristiano (Gv 14.23). S.Agostino così si esprime: “Ecco dunque, che anche lo Spirito santo, insieme al Padre e al Figlio, fissa la sua dimora nei fedeli, dentro di loro, come Dio nel suo tempio. Dio Trinità, Padre e Figlio e Spirito Santo vengono a noi quando noi andiamo da loro” (Comm a Gio 76.4). È un mistero grandioso e umile al tempo stesso: Dio non abita solo nei cieli, ma sceglie la casa del cuore umano. E quando noi andiamo verso di Lui, scopriamo con stupore che già Lui è venuto verso di noi.

Si realizza così, in modo del tutto imprevedibile, la promessa di Dio di abitare tra gli uomini.

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